sabato 11 febbraio 2012

Allenamento " Body rock"

Girando su youtube ho trovato questo bellissimo sito di fitness:
http: bodyrock.com .
I primi filmati che ho visto non mi avevano convinto completamente, ma mi avevano lasciato comunque incuriosito su un tipo di allenamento breve e quasi conpletamente a corpo libero, così circa 1 mese fa ho deciso di seguire il trial di allenamento dei 30 giorni con Liusa Marie.
Passati i 30 giorni e avendo convinto anche la mia compagna ad allenarsi con me posso dire di essere assolutamehte esaltato dal Bodyrock!,mi sento piu' tonico ho aumentato resistenza aerobica ed anaerobica e l'ampia scelta di allenamenti non ti fa annoiare così ti puoi allenare tranquillamente , anche con due bambini e pochissimo tempo a disposizione, tutti i giorni della settimana.
Andate a dare 1 occhio al sito!!!!
Matteo

Buddismo " ottuplice sentiero"


La 'retta parola'
All'interno dell'ottuplice sentiero vi sono tre stadi che si riferiscono al comportamento etico. Essi sono il terzo, il quarto e il quinto: retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza.
Ci siamo concentrati in questa lezione sulla retta parola. Abbiamo letto alcuni brani da "Il nobile ottuplice sentiero" di Bhikkhu Bodhi, un monaco buddhista di origine americana.
Vi sono "quattro tipi di retta parola: astensione da parola falsa, astensione da parola divisiva, astensione da parola aspra e astensione da parola oziosa".
1) Astensione da parola falsa
«Ecco, uno evita la falsa parola e si astiene da essa. Egli dice la verità, è devoto alla verità, affidabile, meritevole di fiducia, non ingannatore degli uomini. In un'assemblea, tra molti uomini, tra parenti e congiunti, in compagnia, alla corte del re, chiamato a dare testimonianza di ciò che sa, non sapendo risponde: 'Non so', sapendo risponde 'So'; non avendo visto risponde: 'Non ho visto', avendo visto risponde 'Ho visto'. Egli non mente deliberatamente, né per proprio vantaggio, né per vantaggio altrui, né per un vantaggio quale che sia».
Così commenta il nostro autore queste parole del Buddha: "Dire il vero mette in armonia il nostro atteggiamento interiore con la vera natura dei fenomeni, consentendo alla saggezza di sorgere e sondare la verità delle cose. Quindi, più ancora che un principio etico, la devozione alla parola verace si fonda sull'essere radicati nella realtà invece che nell'illusione, nella verità afferrata con la saggezza invece che nelle fantasie ordite dal desiderio".
2) Astensione da parola divisiva
«Ecco, uno evita la parola divisiva e si astiene da essa. Ciò che ha udito qui non ripete là per causare discordia; ciò che ha udito là non ripete qui per causare discordia. Così rende concordi coloro che sono divisi, e coloro che già sono concordi incoraggia. La concordia lo rallegra, nella concordia si diletta, e con la parola egli diffonde concordia».
Il commento di Bhikkhu Bodhi: "Divisiva, o calunniosa, è quella parola tesa a creare discordia e frattura, provocando spaccature tra individui e gruppi. Il motivo nascosto dietro la parola calunniosa è in genere l'invidia, il risentimento suscitato dalla rivalità, associato al desiderio di demolire l'immagine dell'avversario con lo strumento della denigrazione verbale. Altri fattori motivanti possono essere la volontà crudele di ferire, il tentativo di guadagnarsi proditoriamente stima e simpatie, o il piacere perverso di portare discordia là dove c'è amicizia.
[...] Il comportamento opposto, insegna il Buddha, è la parola che costruisce amicizia e armonia, che sgorga da una mente animata da amorevolezza ed empatia".
3) Astensione da parola aspra
«Ecco, uno evita la parola aspra e si astiene da essa. Egli dice parole cortesi, piacevoli a udirsi, amabili; parole che giungono al cuore, dilettevoli, amichevoli e piacevoli a tutti».
Bhikkhu Bodhi: "Il linguaggio aspro, il linguaggio ingiurioso, radica nell'ira e intende provocare dolore in chi ascolta. [...] Responsabile della parola aspra è l'avversione, che si manifesta come ira e rabbia. [...] L'antidoto giusto è la pazienza: sopportare biasimo e critiche, simpatizzare con i difetti altrui, rispettare la diversità di vedute, sopportare le ingiurie senza sentirsi in dovere di replicare per rappresaglia. Il Buddha consiglia la pazienza anche nelle prove più dure: «Se anche, o monaci, ladri e assassini vi segassero gli arti e le giunture, chi desse via all'ira, costui non seguirebbe il mio insegnamento. Riflettete invece così: 'La mia mente rimarrà imperturbata, colma d'amore e libera da celato astio; e costoro io irraggerò di pensieri d'amore, vasti, profondi, infiniti, liberi da ira e da odio'»".
4) Astensione da parola oziosa
«Ecco, uno evita le parole oziose e si astiene da esse. Egli parla al momento giusto, in accordo coi fatti, parola di cose salutari, parla del Dharma [l'insegnamento buddhista] e della disciplina; le sue parole sono un prezioso tesoro, pronunciate al momento giusto, ragionevoli, misurate e assennate».
Così commenta Bhikkhu Bodhi: "Con 'parola oziosa' si intendono i discorsi vuoti, le chiacchiere vane, il cicaleccio superficiale. Parole che non comunicano niente di significativo, ma ottengono soltanto di agitare ed eccitare senza costrutto la mente propria ed altrui. [...] Nel caso del monaco, a cui è specialmente indirizzato il passo citato, egli è tenuto a pesare le parole e a comunicare soprattutto il Dharma. I laici avranno ovviamente maggiore necessità di conversazioni affettuose e piacevoli, in famiglia e con gli amici, oltre alle discussioni richieste dall'ambiente di lavoro. L'invito è comunque a mantenere la consapevolezza, perchè la conversazione non si smarrisca in pascoli in cui la mente eccitata, sempre a caccia di cibi dolci o piccanti, trovi il modo di indulgere alle sue abitudini dispersive

lunedì 1 febbraio 2010

allenamento principianti

questo breve post vuole mettere l'accento su di un tipo di allenamento che potra' portare beneficio soprattutto per chi a poche possibilita' di fare piu' uscite settimanali di corsa. Questo tipo di allenamentpo prevede due uscite settimanali di 45 minuti l'una, il ritmo da tenere è alternato 300-400 metri ritmo veloce, seguiti da 300- 400 metri ritmo lento.

domenica 29 novembre 2009

entrare in contatto con le cose come sono

Questo è un 'altro brano tratto da il suono del silenzio del monaco buddhista ACHAAN SUMEDHO

"Siamo così convinti, così schiavi dei nostri pensieri, punti di vista, opinioni e identità, da non riuscire a vederli in prospettiva. Sappiamo solo giudicarli. Diamo giudizi di valore su noi stessi, sul mondo in cui viviamo, come dovrebbe o non dovrebbe essere, come io dovrei o non dovrei essere. [...] Questa è la mente critica, vero? [...] «Dovrei essere...», o: «Non dovrei essere...». Ma in tutto ciò c'è la consapevolezza che si tratta di una creazione, che mi sto creando in quel modo. Quindi riflettendo, osservando voi stessi, cominciate a notare la differenza fra la consapevolezza, che non è creata, che non è il sé, e i modi in cui create voi stessi. E in che modo creo me stesso come persona? Devo iniziare a pensare: «Sono Achaan Sumedho». Se mi limito a essere consapevole, nella mia mente non c'è nessun 'Achaan Sumedho'.[...] Il pensiero è una creazione. Quindi, in questo preciso momento, che cos'è che non è un pensiero? La consapevolezza non è un pensiero. [...]Se la mente è distratta e vi sentite confusi o euforici, irrequieti o doloranti, oppure arrabbiati e turbati per qualche motivo [...] che fare, allora?Forse andare a correre per i campi. O accettare pazientemente lo stato mentale del momento. Perché se lo lasciate a se stesso si risolve. È impermanente, cambia. Quindi entrate in rapporto con lo stato d'animo con l'atteggiamento del testimone, non del giudice. Non appena lo giudicate, siete tornati al mondo fenomenico del: «Il mio stato d'animo non mi piace, voglio liberarmene. Come faccio a liberarmene? Non lo voglio!». Allora diventa un problema. Non solo lo provate, ma lo caricate di sentimenti negativi: «Non mi piace! Non lo voglio!» [...] La situazione si complica. [...] Entrare in contatto con le cose come sono, e di conseguenza non cercare di controllare tutto, richiede pazienza.Avere pazienza e costanza significa che, anche se creiamo qualcosa di doloroso e indesiderabile, e non ci fa piacere, siamo disposti a lasciarlo essere com'è. Dicendo di accettarlo così com'è non vi sto chiedendo di farvelo piacere. Accettare qualcosa non significa trovarlo piacevole. Significa che, se in questo momento siete distratti e confusi, lo accettate; significa permettere a quella sensazione di essere com'è. [...] Se la lasciate stare, il fango si deposita sul fondo. Ecco perché è importante conoscere se stessi, nella pratica della meditazione formale, semplicemente notando, facendo attenzione: l'umore, lo stato mentale, è così.[...] Consapevolezza è [...] una forma di saggezza che non è giudicante. Non valuta la qualità delle cose, dichiarandone una migliore dell'altra. Le conosce per quelle che sono. [...] Quando comincio a pensare, escludo. Scelgo qualcosa e ne giudico la qualità. Mi faccio un'opinione: «Mi piace», «Non mi piace». Ma [...] la consapevolezza intuitiva, non critica e non giudica. [...]Via via che acquistiamo fiducia nella consapevolezza ci liberiamo dalla schiavitù delle abitudini acquisite. [...] Riconosciamo tutto per quello che è. Quindi qualunque cosa pensiamo o proviamo nel momento presente la accogliamo, riconoscendola e accettandola per quella che è. La trattiamo con pazienza accogliente, lasciandola essere com'è. Allora potrà cambiare spontaneamente. Ma non cerchiamo di disfarcene.Su questo punto l'insegnamento del Buddha è molto diretto. Fa sempre riferimento al qui e ora. Consapevolezza qui e ora, liberazione qui e ora, nibbāna qui e ora. Non: «Se ce la mettete tutta, potreste raggiungere il nibbāna al termine del ritiro». [...] Il punto è imparare a rendersi conto della realtà, a riconoscerla. [...] L'incondizionato, quindi, non si può trovare in quanto oggetto, lo siete già" (27-32).

ISTRUZIONI PER DISPORSI ALLA CONSAPEVOLEZZA

QYESTO èì UN BRANO DI CORRADO PENSA CHE FA CAPIRE MOLTO BENE COSA SI INTENDA PER CONSAPEVOLEZZA NELL'AMBITO DEL BUDDHISMO:

Istruzioni per disporsi alla consapevolezza CORRADO PENSA
La meditazione di consapevolezza ci chiede di aderire alle condizioni in cui ci troviamo adesso qui e di lasciar cadere i vari pensieri circa le condizioni nelle quali ci piacerebbe essere o nelle quali riteniamo che dovremmo essere. Abitare consapevolmente le condizioni presenti significa essere unificati e vivi. Volgere l’attenzione al respiro è una ‘attività’ che sorregge anzitutto questa presenza nel presente, questo essere con quello che è così com’è, e dunque questo sapore di verità, questo salutare risvegliarsi al qui e ora.
Non che una cosa accaduta nel passato non sia vera. Ma se ci identifichiamo e ci attacchiamo al ricordo di questa cosa, noi restiamo inevitabilmente separati dalla vita che vive in questo momento. Al contrario, se non impartiamo al ricordo uno spessore, una realtà che non ha e riusciamo invece a stare davanti al ricordo in semplicità attenta, allora non ci divideremo dalla vita presente.
Di fatto, un ricordo può essere molto più di un ricordo, al punto di sembrare più reale della persona con cui stiamo conversando. La meditazione di consapevolezza si ripropone di farci superare questa distorsione (che ha tantissime forme) e di radicarci in ciò che è, qui e ora, così com’è. Quando si insiste sulla necessità di ‘stare col respiro com’è’, questo non è soltanto un fatto tecnico. È di più. Infatti se impariamo a prestare un’attenzione accettante al respiro così com’è noi costruiamo una base per poter ‘stare con le cose così come sono’. Dalla piccola accettazione alla grande accettazione: col respiro così com’è, con noi stessi così come siamo, con gli altri così come sono, con le situazioni e gli eventi così come sono.
Ciò è ben diverso da quella sottile e invadente sfiducia in noi stessi, da quel dirsi, in sostanza: "Potrò stimarmi e accettarmi a patto che riesca ad avere una certa continuità nel seguire il respiro. Allora avrò il diritto di sentirmi a mio agio, altrimenti no!". Ora una cosa è aspirare, giustamente, ad avere una buona resa nel lavoro della meditazione, altra cosa è questa specie di ricatto affettivo, questo spirito autopunitivo.
E invece, non sarà per caso possibile essere a proprio agio con quello che sappiamo fare ora, a proprio agio esattamente nello stato mentale e fisico che è presente adesso? Ed è possibile, inoltre, che l’eventuale preferenza per uno stato diverso rimanga una semplice preferenza, senza trasformarsi in lamento, disappunto, giudizio? Ci vuole un po’ di tempo per accorgersi che è solo su questa base di schietta accettazione che possiamo esercitare il retto sforzo.
Infatti lo sforzo giusto è anzitutto la capacità di chiamare a raccolta tutta l’energia di cui disponiamo in questo momento. Appena ci diciamo: "Come mai non ne ho tanta come ieri?" oppure "ne dovrei avere di più" abbiamo creato un problema, deragliando dal binario del retto sforzo. Noi pensiamo che il problema sia la quantità di energia. Invece il problema è proprio questo atteggiamento censorio e frustrato che, determinando una dolorosa scissione interna, finisce col paralizzarci.
L’idea è dunque di ‘sistemarsi’, di accomodarsi semplicemente in quella misura di energia e di sforzo che è disponibile al momento. Questo moto discreto e saggio accresce, senza parere, l’energia e ci dispone in un rapporto di familiarità con la pratica. E ciò, a sua volta, rende progressivamente più spontanea la consapevolezza.
Si può anche dire che dobbiamo imparare la strada che porta da un modo rigido e nervoso di praticare a un modo disteso e flessibile. Un po’ come succede, per esempio, nella danza. Solo che nella danza basta un’occhiata per vedere se stiamo superando l’iniziale impaccio. Nella meditazione la questione è soprattutto mentale ed è più sottile e complessa. Il nervosismo e la rigidezza si manifestano soprattutto in due maniere: nel correre dietro all’oggetto di meditazione e nel frequente contrarsi nel giudizio e nel confronto. Invece la disposizione meditativa più flessibile e accettante si manifesta come immobilità ricettiva e trasparente: non inseguiamo l’oggetto della consapevolezza, bensì lo riceviamo a piè fermo, ne siamo lo specchio puntuale, lo lasciamo accadere guardandolo.
Come già si accennava, i frutti di questo apprendistato travalicano l’ambito meditativo in senso stretto. Se ci rapportiamo al respiro nella maniera nervosa e giudicante non faremo che rafforzare questo atteggiamento nella vita. Se invece facciamo in modo di allevare la nostra meditazione secondo la modalità distesa, ferma e ricettiva, allora col tempo ci ritroveremo a volere che tutta la nostra vita sia così.
Dunque, se siamo rigidi e giudicanti andremo incontro a un crescente sbilanciamento, saremo sempre più affannati e a un certo punto la stanchezza e la tensione avranno il sopravvento. Per lo più bisogna ripetutamente incappare in questo errore per poter capire e apprezzare finalmente la più sottile modalità ricettiva. A questo proposito si può osservare che la stessa parola ‘energia’ tende a evocare qualcosa che si proietta, si slancia, corre eccetera, mentre il concetto di una energia ferma-flessibile-trasparente è meno familiare e quindi richiederà più tempo per tradursi in realtà ed entrare in circolo.
Allora: inspirare sapendo di inspirare, espirare sapendo di espirare. Nulla di più, nulla di meno. Più questo ritmo corpo-mente è semplice e innocente, più aiutiamo la consapevolezza a emergere. Quanto più, al contrario, ci agitiamo, tanto più ci allontaniamo dalla consapevolezza. Però ogni istante è buono per ritornare alla consapevolezza, deponendo l’agitazione e l’affanno giudicante. O meglio: collocando tranquillamente anche l’affanno giudicante nel raggio della consapevolezza, secondo lo spirito della ‘mente del principiante’.
Tornare all’attenzione al respiro come se fosse la prima volta: questo è l’albeggiare della mente di principiante. Ma quando poi riusciamo ad osservare con la medesima innocenza il nostro rammarico per esserci distratti, allora la mente di principiante comincia a diffondere la sua luce.
Il rammarico che viene, il rammarico che va, il giudizio che viene, il giudizio che va: esattamente come il respiro che viene e il respiro che va. Il continuo cangiare del corpo e della mente che si riflette in una consapevolezza via via più equanime e compassionevole.




http://www.lameditazionecomevia.it/

venerdì 17 aprile 2009

pilates

Sono ormai diversi anni che pratico un allenamento che consiste in 3 uscite settimanali da 45 minuti l'una di corsa, alternati a sedute leggere di pesi, questa routin pero' mi ha annoiato... così 6 mesi fa ho deciso di provare ad intervallare la corsa con il walking e il pilates.
I risultati sono stati veramente soddisfacenti, l'allenamento è risultato piu' completo e divertente;
per chi non conoscesse il pilates basta che vada su you tube e ricerchi i video " winsdor pilates" che secondo me sono i migliori.
http://www.youtube.com/watch?v=OiofMIbEJeA
http://www.youtube.com/watch?v=BETvEeh3CL8
attraverso questo tipo di allenameto ho ottenuto i seguenti risultati:
-addominali, glutei e fascia lombosacrale molto piu' forti
-gambe piu' allenate a sforzi anaerobici
- mantenimento del peso corporeo con diminuzione della percentuale di grasso in favore di quella muscolare ( le gambe sono veramente piu' toniche).
- nelle donne ho notato che facendo insieme a questo tipo di allenamento sedute alternate di massaggio connettivale-linfodrenante la presenza di tessuto connettivo alterato ( cellulite) è molto diminuito.
Se vi interessa approfondire questo tipo di allenameto contattatemi senza problemi tramite mail, sar0' contentissimo di rispondervi!
buona giornata!

giovedì 16 aprile 2009

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